Quanto tempo ci vuole per entrare nel mercato cinese? È difficile o è un’attività che richiede un impegno particolare? E soprattutto, quanto vale posizionarsi nel settore farmaceutico di quel Paese? Di sicuro essere presenti sul mercato cinese con uno o più prodotti, è un’attività che può richiedere impegno, ma che, alla fine, potrebbe essere molto soddisfacente in termini di sviluppo e business.
“IBSA nel 2009 era riuscita a entrare in Cina ottenendo in 4 anni il 10% di market share. Non possiamo nasconderlo, il reingresso sul mercato cinese è stato molto sofferto, e c’è voluto tanto tempo per ottenere il via libera da parte dell’Ente Regolatorio” - ci racconta Carmen Giordani-Vigorelli, Senior International Sales Manager, a proposito dell’FSH, un ormone follicolo-stimolante indispensabile nel trattamento dell’infertilità. “In realtà, non sappiamo con certezza se sia stato un problema relativo alla compilazione del dossier o semplicemente dovuto ai differenti requisiti regolatori locali. Certo è che in questa attività è successo di tutto e di più, ma alla fine la vicenda si è conclusa nel modo migliore!” – aggiunge Daniela Mariano, Senior CMC & Regulatory Affairs Manager.
“IBSA è un’azienda attiva in vari paesi, e a livello regolatorio si interfaccia continuamente con diverse realtà territoriali - continua Daniela Mariano - In particolare, le richieste per registrare in Cina sono molto complesse e con requisiti tipici non sempre in linea con quelli del resto del mondo, ma qui abbiamo lavorato duramente e l’esempio dell’FSH è stato il risultato di un ottimo lavoro di squadra che ha risposto in modo efficace alle richieste regolatorie cinesi”.
La soddisfazione derivante dal completamento di un iter incredibilmente impegnativo è dovuta anche e soprattutto alle attese di sviluppo legate alla presenza di IBSA in Cina. Con l’approvazione da parte del regolatorio cinese si perfeziona infatti una strategia che parte da lontano.
“Si è concluso un iter regolatorio lungo e snervante, di fronte al quale tuttavia IBSA non si è mai arresa. Tra l’altro, proprio in Cina si concentra una parte importante della produzione che riguarda la nostra area fertilità” - prosegue Carmen Giordani-Vigorelli.
Quello cinese è uno dei mercati più importanti al mondo, con trend di aumento della domanda in continua crescita. Non dobbiamo dimenticare che fino al 2013 in Cina era in vigore la politica del figlio unico, mentre oggi, con l’abolizione del vincolo legale e con lo sviluppo economico, è cresciuto un desiderio di genitorialità anche in persone di età più avanzata che vogliono allargare la propria famiglia o costituirne una.
Sull’infertilità ci sono diversi competitor, ma IBSA è riuscita negli anni a posizionarsi tra le aziende più importanti nel campo dell’infertilità. “Attraverso la collaborazione con un distributore locale cinese molto forte, introdurremo finalmente l’FSH sul mercato. Da settembre 2020 invieremo 100mila fiale al mese fino a novembre, quando ci sarà il lancio ufficiale e la commercializzazione vera e propria”.
Non è tuttavia l’unico mercato a cui IBSA guarda per ampliare il proprio posizionamento, che al momento è concentrato in Europa e altri paesi extra EU. “Un focus importante è il mercato in Sud America, ma anche l’Asia è uno dei continenti su cui ancora non siamo riusciti a piantare la nostra bandierina – conclude Carmen Giordani-Vigorelli – e per questo il via libera ottenuto in Cina ci rende particolarmente ottimisti. Dato l’ottimo e favorevole risultato, adesso ci concentreremo sull’ottenimento di nuove registrazioni per ampliare la gamma di prodotti IBSA in Cina. Ma confidiamo in iter un po' meno lunghi!”