In un ufficio di IBSA, a Lugano, c’è un cartello con scritto VIETATO LAMENTARSI. È da quell’ufficio che tutti i giorni vengono gestite le tre unità produttive di IBSA. È la fabbrica nel vero senso della parola, la struttura in cui progetti, idee, ricerche e investimenti diventano prodotti. A quell’ufficio fanno capo ca. 500 persone, la ‘linea’. Compito di quell’ufficio è gestire la produzione, ovvero fare in modo che la domanda che arriva da parte del mercato sia sempre soddisfatta, qualunque cosa succeda. E sincronizzare tutti gli stabilimenti. Detta così può sembrare semplice, ma non lo è affatto, perché oltre ai normali problemi legati alla gestione di impianti ad elevato grado di tecnologia ci sono tutte le complessità dovute all’obbligo di rispettare regolamenti e procedure fissati da ministeri e autorità sanitarie di molti Paesi. A guidare la funzione è Enrico Gasperotti, Head of IBSA Group Pharmaceutical Clusters. È lui ad aver il cartello di prima alla parete, perché quello è il suo ufficio.
“Ho trovato quel cartello durante un viaggio e mi piace lo spirito che rappresenta: la propensione a pensare positivo è quella che più porta a ottenere dei buoni risultati, specie in ambito di produzione, dove i problemi, anche inattesi, sono sempre dietro l’angolo. La rottura di un macchinario, un problema tecnico, una richiesta non preventivata possono generare situazioni di forte stress. Un’attitudine positiva e una certa dose di ottimismo a volte ti fanno ‘buttare il cuore oltre l’ostacolo’. Dalle mie parti si dice ‘cuore allegro il ciel l’aiuta’ ed è un proverbio che mi piace ricordare spesso.”
È davvero sufficiente essere positivi per gestire una realtà complessa come il sistema produttivo di un’azienda farmaceutica?
Sicuramente la positività aiuta, specie se è combinata con la competenza e, soprattutto, con il rispetto per il lavoro delle persone. Il farmaceutico, insieme all’elettronica e alla meccanica di precisione, è uno dei settori più complessi in cui operare. Per questo è così difficile trovare persone che vogliano accettare questa sfida e il lavoro dei nostri collaboratori per noi è tanto importante. Il lavoro non è solo la cosa faticosa che devi fare per avere uno stipendio, il lavoro è una delle cose che dà significato a ciascuno di noi. Il lavoro delle persone ha un grande valore e comporta un elevato grado di responsabilità, a tutti i livelli. L’operatore di linea che materialmente gestisce la produzione di una compressa o di un flacone di liquido iniettabile, per esempio, non svolge un incarico meramente esecutivo, ma ha una responsabilità diretta su ciò che sta facendo: nonostante tutti i sistemi di controllo che stanno dietro alla produzione, infatti, il fattore umano è fondamentale. I moltissimi sistemi di verifica, che pure garantiscono elevatissimi standard di sicurezza e impediscono l’immissione in circolazione di farmaci non conformi ai livelli di qualità richiesti, non possono comunque sostituire in tutto e per tutto il ‘fattore umano’ e la perizia con cui i nostri collaboratori lavorano ogni giorno. Insomma, il lavoro umano è alla base di tutto il processo produttivo e il singolo operatore determina l’andamento di un certo parametro di qualità. È questo che rappresenta il valore del nostro lavoro.
Cos’altro ci vuole per eccellere in questo ambito?
Dinamismo. Prendiamo l’esempio di IBSA: Nel 1995 eravamo in 70, oggi siamo un gruppo con più di 2000 persone. Ciò che ha permesso questa crescita esponenziale, oltre alle intuizioni del nostro fondatore, è stata la capacità di cogliere tutte le occasioni e il saper essere molto veloci nell’adattarsi, nel costruire, nell’ampliare l’offerta. Insomma, il dinamismo dell’azienda, appunto. Mi ricordo giornate lunghissime trascorse a installare e far partire degli impianti, per partecipare a questa ‘cosa’ di costruire nuovi processi. E non perché ci fosse una premialità economica, perché quelle cose all’epoca non esistevano. Era solo per il gusto di partecipare all’impresa, di lavorare, di affermarsi grazie al lavoro. Di recente, parlavo con un collega che è in azienda da ancora prima di me e ci dicevamo che qui si vive sempre come se ci fosse una corrente d’aria nei corridoi, non c’è mai un attimo di quiete. Bisogna tenere fermi i fogli sulle scrivanie perché tutto vola. Azienda dinamica, sotto ogni punto di vista.
Naturalmente per realizzare tutto questo è richiesto anche un grande impegno negli investimenti da parte della proprietà, che con molta fiducia e coraggio ha sempre messo a disposizione le risorse necessarie.
Quindi, con tutto questo dinamismo, quale futuro possiamo immaginare per IBSA?
Le sfide che abbiamo di fronte riguardano il mantenimento dei nostri elevati standard di qualità e il soddisfacimento di una domanda di prodotti sempre più grande che arriva dal mercato globale. Per vincerle dobbiamo consolidare i grandi investimenti fatti in stabilimenti e siti di produzione, rimanendo sempre aggiornati sia dal punto di vista produttivo che da quello della compliance ai regolamenti imposti dalle autorità sanitarie. Il cosiddetto ambito regolatorio, infatti, è molto impattante anche sulla produzione, specie per quanto riguarda la concessione all’avvio delle attività. Può infatti capitare di avere una linea di produzione pronta che però rimane ferma anche per cinque o sei mesi in attesa che arrivi l’autorizzazione definitiva. Fino a 10 anni fa anni fa c’era molta più distanza tra le aziende farmaceutiche e le autorità, mentre oggi si è ormai instaurata una prassi di collaborazione che permette di garantire al paziente la massima sicurezza dei farmaci che dovrà utilizzare.